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Home » Argomenti » Cambiamento climatico » Petrolio. Quale futuro ci aspetta?

Articolo stampato dal sito https://carlocarraro.org
Petrolio. Quale futuro ci aspetta?

Tags: energia, greggio non convenzionale, peak oil, petrolio  |   Data: 10 Agosto 2012  | Nessun commento

Lo scorso Giugno, il Belfer Center for Science and International Affairs ha pubblicato un discussion paper di Leonardo Maugeri, research fellow all’Harvard Kennedy School nell’ambito del progetto di Geopolitica dell’Energia. Il documento, intitolato “Petrolio: la prossima rivoluzione”, si basa su un’analisi dettagliata dei principali giacimenti petroliferi e progetti di esplorazione a livello mondiale e spiega le principali conseguenze dell’attuale crescita nella produzione mondiale di petrolio.

 

Figura1Figura 1 – Capacità di produzione globale di petrolio al 2020 (fonte: “Oil: The Next Revolution”)

La ricerca rivela che, contrariamente alle predizioni secondo cui la produzione mondiale di petrolio ha già raggiunto il suo picco massimo o lo raggiungerà presto, essa sarebbe invece destinata a crescere dagli attuali 93 milioni di barili al giorno fino a 110 milioni di barili al giorno entro il 2020: un aumento di circa il 20%, un salto mai registrato dagli anni ’80.

 

I quattro Paesi che sembrano destinati ad avere il maggior potenziale di crescita effettiva nella produzione sono l’Iraq, gli Stati Uniti (i cui  giacimenti di Bakken e Three Forks, in Nord Dakota e Montana, potrebbero raggiungere i livelli di produzione riscontrati nei Paesi situati nel Golfo Persico), il Canada e il Brasile.
Solo quattro degli attuali Paesi leader nella produzione di petrolio, che contano una capacità di produzione maggiore di un milione di barili al giorno, stanno affrontando, o affronteranno entro il 2020 (principalmente a causa di fattori politici) una netta riduzione della loro capacità di produzione: sono la Norvegia, il Regno Unito, il Messico e l’Iran.

Figura2
Figura 2 Evoluzione della produzione petrolifera fino al 2020 (primi 13 Paesi). Fonte: “Oil: The Next Revolution”.

 

L’incremento produttivo più considerevole deriva dalle “risorse non convenzionali” degli Stati Uniti, (lo shale oil, un greggio ottenuto da olio di scisti bituminosi mediante riscaldamento e distillazione e il tight oil, un idrocarburo presente a grandi profondità allo stato liquido e “intrappolato” in rocce impermeabili che ne impediscono la fuoriuscita con una normale estrazione), del Venezuela (l’heavy oil – greggio ultrapesante – un greggio dalla composizione ricca di idrocarburi pesanti) e del Brasile (il pre-salt oil – greggio da formazioni pre-saline -, ricavato da giacimenti tra i 5 e i 7 km sotto il livello del mare, che si trovano al di sotto di uno strato irregolare di sale).
L’aspettativa di crescita della produzione e dell’approvvigionamento petroliferi è dovuta in gran parte a una combinazione di alti prezzi del petrolio e tecnologie all’avanguardia che stanno aprendo nuove e vaste aree d’azione e che consentono l’estrazione di greggi non convenzionali, come il fracking, o fratturazione idraulica (tecnica che sfrutta la pressione di un fluido per creare e poi propagare una frattura in uno strato roccioso e permettere l’estrazione di gas naturale e petrolio da formazioni rocciose molto al di sotto della superficie terrestre).

 

Cosa possiamo aspettarci

Senza dubbio, l’ampio sviluppo previsto per i greggi non convenzionali può influenzare, nei Paesi coinvolti, il già difficile processo di regolamentazione per la protezione ambientale. Il fracking, infatti, è stato spesso segnalato come un’importante causa della contaminazione di acque e suolo nelle aree soggette a questo processo di estrazione. Pertanto, l’aumento della produzione di petrolio molto probabilmente dovrà far fronte ad un crescente opposizione ambientalista.
Se l’impatto ambientale delle nuove estrazioni fosse controllabile o comunque minimo, alla crescente domanda globale di petrolio non corrisponderà quindi un aumento dei prezzi, come spesso viene ritenuto. Lo afferma lo stesso Maugeri nella videointervista rilasciata in occasione del Festival dell’Energia di Perugia: “La domanda a mio avviso non terrà il passo con una tale crescita dell’offerta. Ne consegue che, in qualche momento in questo decennio, potremmo anche sperimentare una riduzione nei prezzi del petrolio”.
Il futuro livello dei prezzi del petrolio è quindi ancora incerto. Fino al 2015 sara’ molto probabilmente caratterizzato da elevata volatilità. Dopo il 2015, gran parte delle esplorazioni petrolifere e dei progetti di sviluppo analizzati nel rapporto di Maugeri avanzeranno significativamente e contribuiranno a sostenere la capacità di produzione a livello mondiale, con conseguenze importanti sui prezzi, che potrebbero stabilizzarsi o addirittura decrescere.
In riferimento al mercato dell’energia statunitense, che sembra essere quello maggiormente influenzato dal boom di oli e gas non convenzionali, Maugeri afferma che sarebbe possibile produrre internamente fino al 65% dei consumi a livello nazionale e importare il rimanente dalle risorse nord americane, influenzando così profondamente il dibattito sulla dipendenza dal petrolio straniero. In ogni caso, poiché tutti i Paesi dipendono da uno stesso, globale, mercato del petrolio, la maggiore autonomia dell’emisfero occidentale non sarà un dato particolarmente rilevante, con alcune eccezioni.

Con queste consapevolezze, è fondamentale che le industrie siano pronte ad investire adeguatamente in nuove tecnologie che riducano l’impatto ambientale di produzione e consumo del petrolio e che i decisori politici affrontino con le adeguate misure i potenziali impatti ambientali e climatici di un sostanziale aumento dell’offerta, non dimenticandosi che la predetta e forse smentita scarsità di petrolio non è l’unico e il più importante motivo per cui il mondo si sta muovendo alla ricerca di energie rinnovabili e verso un’economia più verde.

Videointervista a L. Maugeri in occasione del Festival dell’energia (Perugia, 16 giugno)

Maggiori informazioni

  • European Environment Agency (2012), “Urban adaptation to climate change in Europe”
  • EEA Report No 2/2012 [5] Maugeri, L., (2012) “Oil: The Next Revolution” Discussion Paper 2012-10, Belfer Center for Science and International Affairs, Harvard Kennedy School, June 2012.
  • Il direttore del Geopolitics of Energy project intervista L. Maugeri (inglese): http://belfercenter.ksg.harvard.edu/publication/22144/oil.html
  • Videointervista a Maugeri in occasione del Festival dell’energia (Perugia, 16 giugno): http://www.festivaldellenergia.it/festival/live-da-perugia/ore-2030-addio-peak-oil-i-dati-di-maugeri

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