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Home » Argomenti » Tecnologie » L’innovazione tecnologica sta cambiando la finanza

Articolo stampato dal sito https://carlocarraro.org
L’innovazione tecnologica sta cambiando la finanza

Tags: finanza, fintech, tecnologia  |   Data: 25 Febbraio 2020  | Nessun commento

*Questo post è tratto dal lavoro di Antonio Zotti pubblicato in “Il Pentagono dello Sviluppo”, Rapporto 2019 della Fondazione Nord Est.

 

Il Financial Stability Board[1] con il termine “FinTech” (Financial Technology) indica “l’innovazione finanziaria resa possibile dall’innovazione tecnologica, che può concretizzarsi in nuovi modelli di business, processi o prodotti, producendo un effetto determinante sui mercati finanziari, sulle istituzioni e sull’offerta di servizi”. L’utilizzo della tecnologia emerge pertanto quale elemento centrale nell’evoluzione dei modelli di business e nell’innovazione di prodotti e servizi finanziari.

 

Gli investimenti in tecnologia e l’impiego dell’intelligenza artificiale consentono di cambiare la “fisica” dei servizi finanziari[2], non solo riscrivendo le modalità operative per lo svolgimento più efficiente di attività finanziarie tradizionali (riducendo i tempi e i costi per la realizzazione di servizi, ad esempio, di pagamento, d’investimento, di attività bancarie, creditizie o assicurative, etc.), ma disegnando anche nuovi modelli di business e servizi con impatto rilevante sulle istituzioni finanziarie (per esempio, applicativi basati su web per la consulenza automatizzata, piattaforme digitali di finanziamento alle imprese, etc.).

 

In tale scenario, i legami che storicamente hanno tenuto insieme le istituzioni finanziarie si stanno indebolendo, creando nuovi “centri di gravità” in cui competenze emergenti e affermate vengono combinate in modi impensati. I modelli operativi degli istituti di credito vengono sostanzialmente rimodellati, rendendo gli istituti finanziari più specializzati, più snelli, altamente collegati e dipendenti dalle capacità di una varietà di operatori tecnologici. Le dinamiche competitive dell’ecosistema finanziario vengono modificate, portando alla formazione di mercati “polarizzati” in cui la scala e l’agilità vincono a spese degli operatori di media dimensione.

 

FinTech, quindi, fa riferimento all’insieme di innovazioni rese possibili dall’impiego di nuove tecnologie (propriamente, technologically enabled financial innovation)[3] sia nei “processi produttivi” interni agli operatori finanziari, sia nell’offerta di servizi agli utenti finali, nonché nell’implementazione di “imprese-mercato” (i c.d. financial marketplace)[4].

 

Tali innovazioni coinvolgono ogni segmento dei mercati dei servizi bancari e finanziari: i servizi di pagamento (instant payment), i servizi di consulenza automatizzata nella gestione dei patrimoni (robo-advisors), il credito al consumo e alle imprese (crowd-funding e peer-to-peer financing), le valute virtuali (Bitcoin), le tecnologie di validazione decentrata delle transazioni (blockchain o DTL – Distributed Ledger Technology)[5], il supporto ai processi di analisi e valutazione del credito (cloud computing e big data).

 

Le nuove aziende FinTech hanno una connaturata capacità e velocità, rispetto alle banche, nel trarre beneficio dai progressi della tecnologia digitale, sviluppando prodotti bancari più facili da usare, meno costosi da fornire e ottimizzati per i canali digitali. Tale vantaggio relativo rispetto agli operatori del credito tradizionali non sorprende, considerato che queste nuove realtà sono meno gravate dalle esigenze di compliance normativa cui le banche sono soggette e non sono appesantite da sistemi complessi e strutture costose da mantenere. Le FinTech possono inoltre concentrarsi sulla creazione di “soluzioni monouso”, progettate per offrire un’esperienza migliorata nell’ambito di un solo prodotto o servizio; sono più in sintonia con la cultura peer-to-peer (P2P) generata dall’esplosione dei social media, e sono organizzazioni più piccole, progettate e organizzate per creare innovazione, con il vantaggio di essere svincolate dai sistemi tecnologici preesistenti (i c.d. “sistemi legacy”).

 

Processi, prodotti e servizi in un sistema finanziario sempre più complesso sono, quindi, segmentati, disaggregati, semplificati e riprogettati dalle nuove aziende FinTech nella prospettiva degli utenti (privati, PMI, intermediari finanziari, assicurazioni, etc.) in termini di valore, costi, facilità d’uso, tempi di accesso, innovazione dell’offerta ed efficienza nelle attività di produzione dei servizi.

 

La modularità dell’approccio FinTech, che per l’utilizzo di tecnologia e algoritmi nella raccolta ed elaborazione di dati può contare su costi di produzione, ricerca e organizzazione sostanzialmente ridotti, evidenzia gli elementi di pressione competitiva e le forze che stanno generando una spinta di trasformazione e disaggregazione della catena del valore nel settore bancario e finanziario più in generale.

Tipicamente, ogni start-up FinTech è focalizzata su un singolo segmento di servizi o su una piccola parte del modello di business di una banca; insieme, però, tali realtà contribuiscono a creare una rete aperta e continua di servizi modulari per gli utenti. Attività e servizi in ambito finanziario prima riconducibili ad un unico intermediario diventano, quindi, singoli ambiti di sperimentazione e competizione da parte di nuovi operatori FinTech specializzati[6].

 

Osservando i principali sviluppi della tecnologia digitale applicata ai servizi finanziari, le attività che interessano più direttamente le PMI e il cui potenziale in termini di impatto sul mercato del credito sembra essere di più facile lettura, si riconducono a quelle imprese FinTech che operano nelle aree tipiche della catena di valore delle banche. Tali attività includono:

a) servizi di prestito (lending o debt financing);

b) reperimento di capitale e risorse finanziarie (crwodfunding);

c) servizi di pagamento innovativi (instant payments, P2P payments, etc.);

d) attività funzionali e strumenti/tecnologie abilitanti per le banche nei processi di analisi e valutazione del merito di credito (big data mining, analytics, sistemi di rating/scoring, etc.).

Approfondendo sulle attività di maggiore interesse per le PMI, il segmento del lending (nella modalità operativa marketplace o diretta) è uno dei fenomeni in ambito FinTech in più rapida espansione a livello mondiale (seppur in Italia sia ancora nella fase nascente) per il carattere innovativo dei modelli di business in grado di mettere in discussione tradizionali categorie del settore finanziario, e per le rilevanti questioni che pone ai regolatori in termini di inquadramento giuridico.

 

Tra le FinTech che operano in questo ambito si distinguono;

  1. quelle la cui offerta costituisce un’alternativa al credito tradizionale, coprendo un po’ tutto lo spettro della struttura finanziaria d’impresa (marketplace o peer-to-peer lending, invoice financing, supply chain financing, merchant finance, etc.), e quindi, in parziale sovrapposizione con le aree della catena del valore già presidiate dagli istituì bancari;
  2. quelle che offrono strumenti e tecnologie abilitanti (data management, big data mining, rating/scoring) nei processi di valutazione del merito creditizio e del rating di società, orientate quindi ad operare in partnership e sinergia con il settore finanziario sia tradizionale che FinTech.

 

La maggior parte delle FinTech che operano nel segmento del marketplace landing, le cui attività sono organizzate per assemblare la prospettiva creditizia (lending) con quella del mercato (marketplace), non erogano in proprio il prestito, ma rendono possibile la stipula in via diretta di un contratto di finanziamento tra soggetti terzi (impresa da un lato, finanziatore dall’altro), clienti della stessa piattaforma (lending marketplace). Tali piattaforme rappresentano uno degli aspetti più innovativi, assumendo la forma di mercati multilaterali “istantanei” e “sempre aperti”, che agevolano l’incrocio di bisogni finanziari contrapposti, organizzati in siti-web governati da operatori FinTech in grado di controllare tutte le fasi dei diversi processi di interazione degli utenti[7].

 

I marketplace lenders mirano a fornire una soluzione di finanziamento alle imprese in situazioni in cui le banche non sono disposte o non sono in grado di farlo. Ciò è dovuto ad una serie di fattori distintivi nel modello operativo delle FinTech:

 

  1. In primo luogo, il finanziamento non garantito è oggi la forma più comune di marketplce lending; le PMI in particolare traggono vantaggio da questo, soprattutto quelle operanti nel settore dei servizi, che spesso hanno flussi di cassa adeguati, ma nessuna garanzia reale da offrire alle banche per la concessione del credito.
  2. In secondo luogo, i marketplace lenders non si finanziano con fondi da depositi assicurati e altamente regolamentati (come le banche), ma raccolgono fondi da investitori privati o istituzionali con una maggiore propensione al rischio.
  3. I marketplace lenders applicano modelli innovativi di valutazione del credito, che sono basati su un ampio uso dei big data, utilizzano metodi di valutazione del rischio semi-automatizzati (tramite algoritmi di artificial intelligence) sfruttando serie di dati non tradizionali: le fonti possono variare da business rating su piattaforme online, alla rete di contatti dell’imprenditore su LinkedIn, ai dati satellitari per valutare il livello di ricchezza in una determinata area, etc. Ciò consente di valutare il rischio di credito (di un’impresa o progetto) laddove le banche tradizionalmente non sono state in grado di farlo.
  4. Un quarto fattore distintivo è che le FinTech operano con un assetto organizzativo molto snello, non dovendo mantenere alcuna filiale e necessitando di meno personale per gestire il processo di affidamento alle imprese. Tale differenza nella struttura dei costi rispetto alle banche, consente ai marketplace lenders di offrire prestiti a tassi competitivi (e di avere un margine a copertura delle perdite sui crediti) per il livello di rischio atteso più elevato che si assumono.
  5. Infine, i marketplace lenders non attraggono lo stesso livello di compliance, obblighi regolamentari e requisiti patrimoniali tipici degli istituti di credito, il che costituisce una parte non trascurabile del loro vantaggio competitivo[8].

 

Nel segmento marketplace lending troviamo modelli di business diversi. Alcune FinTech finanziano direttamente dal proprio bilancio e si assumono il rischio di credito; in altri casi i marketplace lenders facilitano il contatto tra finanziatore e impresa, senza assumersi il rischio di credito; altre realtà seguono modelli ibridi finanziando con i propri mezzi solo una parte dell’importo oggetto del contratto tra impresa e finanziatore.

 

Se da un lato le PMI possono trovare nelle piattaforme di marketplace lending un modo per acquisire più visibilità agli occhi di finanziatori (locali ed esteri) con la giusta propensione al rischio in relazione alla richiesta di credito, dall’altro i soggetti finanziatori possono informarsi tramite la piattaforma sui progetti e sui soggetti che necessitano di risorse finanziarie e scegliere tra questi. Tale scelta può avvenire su singoli prestiti o per classe di rischio/rendimento associata ai crediti; in quest’ultimo caso i soggetti finanziatori fanno affidamento sul giudizio del marketplace lender associato al rischio di credito, espresso tipicamente tramite scoring (o classi di rischio), formulato sulla base di un algoritmo che elabora le informazioni inserite da chi richiede il prestito[9]. I finanziatori su tali piattaforme sono in prevalenza investitori istituzionali.

 

I marketplace lenders possono, però, estendere la disponibilità di credito anche alle classi di rischio più basso, rendendole accessibili (disintermediando in tal modo il mercato del credito) ad investitori con la giusta propensione al rischio, in particolare agli investitori istituzionali (anche internazionali), che altrimenti non avrebbero accesso ai mercato del credito alle PMI locali.

 

Per quanto riguarda la tempistica dei processi di affidamento tramite piattaforme, le domande possono in genere essere completate entro poche ore e non comportano un incontro presso la filiale della banca. Quasi tutte le piattaforme di marketplace lending garantiscono l’esito sull’approvazione del finanziamento in 24 ore e, in caso positivo, l’erogazione dei fondi entro tre giorni. In situazioni di tensione finanziaria, la velocità può fare la differenza, soprattutto per le PMI.

 

Tra gli strumenti in ambito lending, alcune FinTech consento di ottenere credito tramite lo sconto di fatture (invoice lending). I meccanismi di funzionamento sono simili a quelli delle piattaforme di marketplace lending con la differenza che le imprese, a fronte della richiesta di finanziamento, presentano fatture e titoli di credito da scontare. Anche per queste piattaforme, le modalità operative possono prevedere una selezione diretta dei finanziamenti da parte dei singoli clienti oppure il raggruppamento delle richieste di finanziamento per classi di rischio/rendimento omogenee.

 

Le FinTech attive nel invoice lending hanno sviluppato, grazie a tecnologie che automatizzano i flussi di lavoro, procedure di mappatura e informatizzazione del processo di anticipo fatture tradizionale, che consente una valutazione molto rapida (mediamente 48 ore) del merito di credito delle imprese richiedenti. La valutazione delle domande di cessione del credito può essere effettuata in proprio dalla stessa FinTech o anche avvalendosi di fonti informative o provider esterni. Dalla verifica sulla rischiosità del credito associato alla fattura viene fatta una stima sulla probabilità di perdita associata a tale credito, da cui viene poi determinato il pricing da applicare alla fattura. Se tale pricing incontra le attese dell’imprenditore, l’importo in fattura viene finanziato in pochi giorni direttamente dal invoice lender (nel caso la FinTech operi in qualità di intermediario creditizio, cioè effettuando direttamente l’anticipo), in alternativa tramite il lending marketplace che agevola l’incrocio tra le esigenze di imprese e finanziatori, clienti della piattaforma, in termini di importi e classi di rischio. Altre FinTech adottano un modello di business diverso che prevede lo smobilizzo di crediti commerciali ad un costo fissato da un’asta online tra gli investitori clienti della piattaforma.

 

Dai servizi associati alle attività del segmento lending emerge come la tecnologia sia elemento abilitante non tanto di innovazione delle caratteristiche tecniche dei prodotti finanziari (si pensi allo sconto fatture, ai finanziamenti non garantiti, etc.), quanto di innovazione delle modalità e dei processi con cui domanda e offerta di fondi si incontrano su piattaforme web (i nuovi mercati multilaterali “istantanei” e “sempre aperti”), consentendo a PMI e finanziatori di superare i confini nazionali in termini di visibilità e accesso al credito; indubbiamente innovativo è anche il modo in cui grandi quantità di dati vengono analizzate da algoritmi che alimentano nuovi sistemi di credit scoring.

 

Sono proprio la piena automazione dei processi di raccolta e analisi delle informazioni (artificial intelligence), la capacità di estendere la base dati valorizzando la digitalizzazione degli scambi e delle relazioni (big data mining), nonché la possibilità di costituire una rete aperta e continua di servizi modulari per le imprese, che evidenziano il potenziale del FinTech per le PMI in relazione all’accesso a fonti di finanziamento alternative. Tali evoluzioni di efficienza nei processi e tempestività nelle risposte[10] (dall’analisi dei dati) indicano l’ampiezza con cui i cambiamenti avviati dalle FinTech potranno impattare sulle PMI, non solo in relazione al miglioramento nella valutazione del merito di credito, ma più in generale all’introduzione di strumenti di allerta e monitoraggio sulla dinamica finanziaria d’impresa[11].

 

[1] Financial Stability Board (FSB): “Fintech credit market structure: business models and financial stablity implications”.

[2] World Economic Forum: “The New Physics of Financial Services: Understanding how artificial intelligence is transforming the financial ecosystem (2018).

[3] Financial Stability Board e Bank of International Settlements (CGFS) su “Fintech Credit. Market Structure, Business Models and Financial Stability Implications”, (2017).

[4] CONSOB, 2018. Lo Sviluppo del Fintech – Opportunità e rischi per l’industria finanziaria nell’era digitale.

[5] Dal Piano d’azione sul FinTech della Commissione Europea (2018) emerge come la Commissione stia lavorando ad una strategia globale sull’applicabilità della distributed Ledger Technology (DLT) a tutti i settori dell’economia. Le DTL sono sistemi decentralizzati di registri digitali condivisi, basati su tecnologia blockchain, che assicurano tramite crittografia la sicurezza nelle transazioni virtuali degli asst effettuate su una rete di tipo peer-to-peer e l’immodificabilità delle relative registrazioni.

[6] CONSOB, 2018. Lo Sviluppo del Fintech – Opportunità e rischi per l’industria finanziaria nell’era digitale.

[7] CONSOB, 2019. Marketplace lending – Verso nuove forme di intermediazione finanziaria?

[8] World Economic Forum – “The Future of Fintech – A Paradigm Shift in Small Business Finance” (2015)

[9] In questo ambito di attività stanno emergendo diversi operatori FinTech specializzati nel cercare di integrare o sostituire con sofisticati algoritmi basati sul big data mining i processi di affidamento del credito basati su relazioni e sistemi di credit scoring tradizionali. Nonostante siano ancora nella fase iniziale, tali strumenti e metodologie di analisi predicono l’affidabilità creditizia analizzando le abitudini di acquisto, le appartenenze, le inclinazioni alla lettura, le scelte di stile di vita e ogni sorta di opportuni rapporti demografici. Allo stesso modo, la crescente disponibilità di informazioni economiche consente la certificazione “pubblica” di affidabilità creditizia simile ai punteggi di affidabilità su eBay o ai punteggi di soddisfazione dei clienti su TripAdvisor. Se la società accetterà l’uso diffuso di questi dati sarà una questione diversa. (European Economy – 2017).

[10] Sono sempre più diffusi in ambito FinTech sistemi di contabilità basati su cloud (cloud-based accounting), per l’acquisizione dei dati relativi ai bilanci di verifica, bilanci pro-forma ed altre informazioni aziendali, che permettono al provider un monitoraggio in tempo reale della situazione economica finanziaria della società.

[11] Il nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza ha tra i suoi elementi fondamentali l’introduzione di strumenti di allerta che consentano e agevolino l’emersione tempestiva della crisi per una rapida adozione di misure risanatorie.

 

[Image credits: by Andre Gunawan, “Tech in Asia” on Flickr]


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