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Home » Argomenti » Cambiamento climatico » L’agricoltura tra mitigazione e adattamento

Articolo stampato dal sito https://carlocarraro.org
L’agricoltura tra mitigazione e adattamento

Tags: agricoltura  |   Data: 20 Gennaio 2020  | Nessun commento

L’agricoltura è uno dei settori produttivi maggiormente esposti agli impatti derivanti dalla variabilità e dal cambiamento del clima. Sebbene alcuni effetti del riscaldamento globale possano inizialmente portare a un potenziale aumento delle rese, l’aggravarsi degli eventi estremi, l’insufficienza idrica e lo stress termico potranno innescare danni anche irreversibili all’agricoltura e ai sistemi agroalimentari.

 

L’innalzamento delle temperature determinerà infatti una variazione del ciclo idrologico. Le precipitazioni diminuiranno ma saranno più intense, cambieranno i regimi di portata dei fiumi, i processi di evapotraspirazione e accumulo di acqua e umidita nel suolo. Gli eventi estremi quali siccità, grandine, venti forti e ondate di calore aumenteranno e a loro volta potranno innescare fenomeni di incendi, alluvioni e frane.

 

Di conseguenza, la resa agricola risulterà sempre più variabile di anno in anno; si assisterà ad una proliferazione e diffusione di alcune nuove specie di insetti ed erbe infestanti, con effetti significativi sulla produzione agricola; la gestione dei parassiti e delle malattie delle colture richiederà un adeguamento dei tempi, delle tipologie e dell’efficacia delle misure chimiche e biologiche di controllo; sarà necessario fare i conti con estati più siccitose e con aumenti di fabbisogno idrico per le colture intensive; l’innalzamento del livello del mare porterà alla salinizzazione delle risorse idriche sia superficiali che sotterranee, influenzando l’approvvigionamento idrico nei territori in prossimità delle aree costiere.

 

Questi impatti avranno delle ripercussioni su tutti gli aspetti relativi alla sicurezza alimentare, tra i quali l’accesso e la qualità del cibo e la stabilita dei prezzi. Si stima che, per un riscaldamento globale maggiore di 1,5-2°C, i rischi nel settore agricolo, energetico, alimentare e idrico potranno sovrapporsi spazialmente e temporalmente, andando ad interessare un numero sempre maggiore di persone e regioni.

 

Tuttavia, se da un lato l’agricoltura è un settore particolarmente vulnerabile agli impatti del cambiamento climatico e richiede la definizione tempestiva di strategie di adattamento, dall’altro può avere un ruolo fondamentale nella riduzione delle emissioni di gas serra in atmosfera, e può contribuire in modo significativo alle strategie di mitigazione. Le emissioni di gas serra del settore agricolo sono infatti consistenti, circa un quarto delle emissioni complessive di gas serra, e includono sia le emissioni relative dalla produzione diretta, che le emissioni di combustibili fossili lungo la filiera agricola, oltre a quelle derivanti dalla deforestazione volta a ottenere nuove superfici coltivabili.

 

Tra i principali gas serra generati dall’agricoltura si trovano metano e protossido di azoto, più potenti dell’anidride carbonica e generati dall’uso dei fertilizzanti, deiezioni animali e gestione intensiva del suolo. Nello specifico, quasi la metà delle emissioni dell’intero settore agricolo sono dovute agli allevamenti zootecnici che includono la produzione e la lavorazione dei mangimi, la fermentazione enterica, e la decomposizione del letame.

 

Sviluppare azioni di riduzione delle emissioni nel settore agricolo è quindi fondamentale per mantenere sotto controllo il cambiamento climatico in corso. In generale, le opportunità di mitigazione per il settore agricolo includono:

  • Opzioni dal lato della domanda: le emissioni di gas serra potrebbero essere mitigate riducendo lo spreco di cibo lungo la catena alimentare; attraverso cambiamenti nelle abitudini alimentari (ad esempio riducendo il consumo di carne); riducendo il consumo di legna, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.
  • Opzioni dal lato dell’offerta: riduzione delle emissioni derivanti da una gestione più efficiente delle pratiche di fertilizzazione e degli allevamenti; diminuzione dei consumi energetici sostituendo il combustibile fossile con la biomassa; aumento della capacita di sequestro di carbonio nei terreni agricoli.

 

L’agricoltura si trova quindi di fronte a tre grandi sfide: diminuire il suo impatto in termini di emissioni di gas serra; diventare più resiliente e adattarsi ai cambiamenti climatici; garantire una produzione di cibo sufficiente in relazione alla crescita demografica. Come raggiungere questi obiettivi a costi tali da mantenere le produzioni agricole competitive sui mercati nazionali e internazionali? Alcune iniziative, almeno nelle regioni europee, potrebbero essere basate sulle seguenti soluzioni e strumenti.

 

Sul piano delle emissioni è comprovato che l’agricoltura biologica riduca le emissioni di origine antropica. Il biologico, infatti, favorisce un maggior sequestro di CO2 aumentando allo stesso tempo la fertilita naturale del suolo, diversita biologica e la connettivita degli ecosistemi agrari senza l’impiego di fertilizzanti. Negli ultimi anni si e osservato un forte aumento dalla superficie agricola interessata dalla produzione biologica, posizionando l’Italia al terzo posto nell’Unione Europea, dopo Austria e Svezia. Nel Nordest italiano, in particolare, circa l’11 per cento del suolo e dedicato alla produzione biologica.

 

Oltre alla tecnica agricola del biologico si stanno diffondendo modelli di gestione agricola che si contraddistinguono per la sostenibilita ambientale e climatica. La “gestione intelligente dell’agricoltura” (Climate-Smart Agriculture) e promossa dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), e consente di migliorare l’utilizzo delle risorse suolo ed acqua attraverso l’impiego di tecnologie di telerilevamento e di servizi meteoclimatici. Il Programma Europeo Copernicus mette a disposizione informazioni da satelliti e sensori in campo, elaborati con i modelli numerici, fornendo agli utenti molteplici servizi conoscitivi che attengono all’ambiente, al territorio ed alla sicurezza.

 

Copernicus Climate Change Services (C3S) dedicati all’agricoltura forniscono le previsioni del clima stagionali, nonché dati di elevata qualità su cosiddette ‘variabili climatiche essenziali’ come temperatura, precipitazioni, velocita del vento, umidita del suolo, contenuto del carbonio nel suolo, acque superficiali e sotterranee, ecc. Questi dati e servizi climatici permettono agli agricoltori di prendere decisioni che ottimizzano le risorse e rispettano l’ambiente, oltre a permettere l’impiego di tecniche di precisione per l’irrigazione.

 

Suolo e acqua sono elementi essenziali per la produzione di beni agricoli, ma il loro sovra sfruttamento causa diversi impatti negativi, come l’esaurimento dei nutrienti del suolo e l’inquinamento dei terreni agricoli. Tra le possibili soluzioni che favoriscono la conservazione del capitale naturale e una preferibile gestione delle risorse idriche vi sono le soluzioni nature-based (NBS). Le NBS contribuiscono a migliorare la gestione e la disponibilità della risorsa idrica, ad aumentare la fertilità del suolo e a favorire il mantenimento dei servizi ecosistemici che sostengono la produzione agricola. Nello specifico, le NBS sono attuate attraverso pratiche agricole attente ai cicli naturali che, nel sostenere l’interesse economico dell’agricoltore, apportano molteplici benefici ambientali e sociali.

 

Le NBS dedicate alla produzione agricola sono basate principalmente sulla differenziazione delle colture e sono implementate attraverso la rotazione delle coltivazioni, nella piantumazione di specie di piante alternate all’interno di uno stesso appezzamento. Queste NBS migliorano la qualità del suolo, limitandone l’erosione e aumentando la presenza di sostanze nutritive nel terreno. Inoltre, la scelta di colture di alto valore, come ad esempio quelle orticole, può portare ad un aumento sia della resa agricola che del rendimento economico per i coltivatori.

 

[Photo by Bence Balla-Schottner on Unsplash]


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